La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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venerdì 31 marzo 2017

Daniel Ridgway Knight


E' nato il 15 marzo del 1839 a Chambersburg, Pennsylvania (USA) . Nel 1872 si trasferisce in Francia, dove aveva in precedenza studiato come allievo presso la Scuola di Belle Arti di Parigi, dove morì il 9 marzo 1924. Dipinse un mondo che oggi quasi non esiste più, ma che si è tanto trasformato: quello contadino. Amava infatti dipingere contadine ritratte all'aria aperta, in momenti conviviali o di lavoro. Le tinte usate sono pastello alternate a tonalità più fredde per esaltare la morbidezza delle pose. I paesaggi rurali sembrano circondare amorevolmente queste donne che ne godono tutta la bellezza ed il fascino. Uno spaccato tutto femminile, dove regna l'ordine e la naturale bellezza di chi consapevolmente ama e vive con semplicità il proprio ruolo.  
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 


 
 
 

giovedì 30 marzo 2017

Laudato si: una forzatura!


 
L'Enciclica di Papa Francesco 'Laudato sì' è stato un testo molto sofferto, sottoposto ad innumerevoli revisioni, limature ed aggiustamenti vari. Il Papa in un'intervista aerea, prima della pubblicazione, aveva detto che, essendo una qualunque enciclica magistero pontificio che vincola i fedeli cattolici, essa "deve andare avanti soltanto sulle sicurezze", ed aggiunge che le teorie possono essere inserite a piè di pagina, come informazione, ma che non possono entrare a far parte del corpo del documento in quanto la Chiesa non sposa ipotesi scientifiche, né spetta ad essa dire l'ultima parola sulla scienza. E questo riferendosi nello specifico all'enciclica in questione. Allora cosa è successo, visto che tutta la prima parte di questa è fondata su tesi pseudo-scientifiche di tipo eco-catastrofista tutt'altro che certe e non ci sono note a piè di pagina in cui si spiegano le diverse posizioni? Ci saranno state forse, forti pressioni, soprattutto da parte di circoli ambientalisti e teorici del riscaldamento globale antropogenico che contano sul Papa e sulla Chiesa cattolica per dare una spinta decisiva agli accordi internazionali sul clima?
'Salva il pianeta, suicidati'
Questa enciclica (mi chiedo se possiamo chiamarla enciclica) rompe col Magistero precedente, ponendosi in chiara discontinuità, introducendo concetti che il mainstream ecologista propina da decenni, quali quello di 'sviluppo sostenibile', ponendo maggiormente l'accento sugli ecosistemi, sull'equilibrio del pianeta, piuttosto che continuare ad insistere sulla centralità della persona, tanto cara a Giovanni Paolo II e a Benedetto VXI che aveva elaborato il concetto di 'sviluppo umano integrale' per un'antropologia a misura di uomo e per una natura al servizio dell'uomo, così come stabilito da Dio nella creazione. Un'enciclica che adotta il linguaggio delle pseudo-teorie e che invita i cattolici alla 'conversione ecologica', con la raccolta differenziata, la rinuncia a spostarsi con l'auto, fare economia di acqua nel farsi la doccia, ecc.... devo ammettere mi sgomenta alquanto. La conversione alle mondane ideologie, contro l'uomo e Dio-Creatore, per lo meno in Vaticano c'è stata ed è passata in primis attraverso la scandalosa proiezione di pesci, scimmie, leoni, tigri ed altre bestie sulla facciata della Basilica di san Pietro in occasione dell’apertura dell’Anno Santo nel dicembre 2015,
per poi continuare con la presenza in Vaticano di personaggi come Jeffrey Sachs, un economista dai ruoli di rilievo all’ONU, ora direttore dell’UN 'Sustainable Development Solutions Network', fanatico sostenitore del controllo delle nascite, che è stato nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze, Mathis Wackernagel un altro campione dell’antinatalismo,  Paul Ehrlich teorico dell'aborto forzato ed infine John Schellnhuber, fondatore e direttore del 'Postdam Institute for Climate Impact Research' invitato come relatore alla conferenza stampa di presentazione dell'enciclica, (presenze inquietanti ai piani alti del Vaticano) ed infine con una non meno scandalosa e scioccante dichiarazione del cardinale Peter Turcson, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che ha dichiarato alla BBC che «il controllo delle nascite può offrire una soluzione per i cambiamenti climatici».
 
Un allineamento ed un'obbedienza al Papa più perfetti di così non si sarebbero potuti avere. Amen
 

mercoledì 29 marzo 2017

Mary Wagner /2

Il 12 febbraio Mary Wagner (ho scritto la sua storia QUI) ha festeggiato il suo compleanno in carcere. Quel giorno un gruppo di amici pro-vita si è radunato a pregare per lei, e con lei, nel parcheggio antistante il carcere.

Quel giorno da tante parti del mondo si sono levate preghiere al Cielo per lei e inviate tantissime cartoline di auguri. Mary non è sola e non si sente tale. Le tante persone che la sostengono con la preghiera le donano la forza ed il coraggio di non arrendersi al male e di sostenere la prova della detenzione ingiusta con gioia e serenità perché una volta ha dichiarato che, nonostante tutto, continuerà ad andare nelle cliniche fino a quando non cambierà la legislazione nazionale in materia di aborto. “Non si tratta di essere o non essere arrestata, -ha detto- ma di quelle povere madri e dei loro bambini che saranno uccisi e che meritano tutto l`amore e la protezione”.
In carcere Mary continua ad offrire supporto e consulenze alle detenute, soprattutto a coloro che hanno abortito. La maggior parte di queste donne infatti soffre di un trauma post-aborto e Mary Wagner le aiuta per farglielo superare. “Pensiamo a queste madri a ai neonati e preghiamo per loro, e per quanto possibile, per essere lì con loro, come vorremmo essere lì per i nostri figli”, ha scritto in una lettera inviata dal carcere. Se desideriamo far pervenire a Mary la nostra stima ed il nostro sostegno possiamo scriverle un
biglietto a questo indirizzo: 

Mary Wagner, C/O Vanier Center for Women, PO Box 1040, 655 Martin St., Milton On L9T 5E6

martedì 28 marzo 2017

La camomilla

 
La camomilla (Matricaria recutita) è una pianta della famiglia delle Asteraceae. Conosciuta fin dall'antichità per le sue notevoli proprietà sedative e calmanti.
Il nome deriva dal greco chamàimēlon parola formata da chamài del terreno” e mēlon, "mela” per l'odore che somiglia a quello della mela nana; questa derivazione è conservata nel nome spagnolo "manzanilla", da manzana, che significa "mela".

Il nome del genere, Matricaria, proviene dal latino matrix, che significa "utero", con riferimento al potere calmante nei dolori mestruali. Con i fiori di camomilla si preparano infusi notoriamente adoperati per le loro virtù blandamente sedative. In realtà la pianta non ha principi attivi ipnoinducenti, come la maggior parte delle erbe officinali che si usano contro l’insonnia, ma al contrario, ha principalmente proprietà antispasmodiche, come la melissa, cioè produce un rilassamento muscolare, per la presenza nel suo fitocomplesso dei flavonoidi (eupatuletina, quercimetrina) e delle cumarine. Queste combinazioni di principi attivi rendono la camomilla un ottimo miorilassante, utile in caso di crampi intestinali, cattiva digestione, sindrome dell’intestino irritabile, spasmi muscolari e dolori mestruali, ma anche in caso di tensione nervosa e stress, perché provoca una sensazione di piacevole rilassamento con effetto calmante sul nervosismo e l’ansia.
Le tisane ottenute con questa pianta eliminano i gas intestinali e favoriscono la digestione, producendo un generale miglioramento delle funzionalità del sistema gastroenterico.
Come la malva, la camomilla è dotata di buone proprietà antinfiammatorie naturali, grazie all’azione protettiva sulle mucose esercitata dalle mucillagini e dai componenti del suo olio essenziale (azulene e alfa-bisabololo). Per questa ragione è utilizzata come rimedio lenitivo, decongestionante, addolcente e calmante, in tutti tipi d’irritazioni dei tessuti esterni e interni: dermatiti, ferite, ulcere, gastrite, congiuntivite, riniti, irritazioni del cavo orale, gengiviti e infiammazioni urogenitali.
La pianta è utilizzata con successo anche come antidolorifico in caso di mal di denti, sciatica, mal di testa, mal di schiena e cervicale. Questo grazie agli acidi organici (acido salicilico, acido oleico, acido stearico) e ai lattoni, che gli conferiscono virtù antiflogistiche simili a quelle del cortisone.
Recenti studi hanno dimostrato anche gli effetti ipoglicemizzanti, utili per abbassare il livello di zuccheri dal sangue, in quanto inibisce la trasformazione del glucosio in sorbitolo, responsabile, quando in eccesso, dei danni agli occhi, reni e cellule nervoso, che si riscontrano nelle persone che soffrono di diabete. Inoltre uno studio condotto all'università del Texas (Usa) e pubblicato sulla rivista scientifica “The Gerontologist” sostiene che una tazza di camomilla al giorno allunghi la vita.
La ricerca ha rilevato che bere ogni giorno l'infuso di fiori di camomilla, riduce del 29% il rischio di morte prematura rispetto a chi non lo ha mai bevuto. Lo studio ha coinvolto 1.677 uomini e donne di origine ispano-messicana, tenuti sotto controllo per 7 anni. La riduzione del rischio di decesso sarebbe particolarmente evidente nelle donne dai 65 anni in poi.
L'effetto benefico è dovuto alla presenza di antiossidanti che contrastano l’effetto dei radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento cellulare.

Tratto da cure naturali

lunedì 27 marzo 2017

Concilio Vaticano II: culla di teologi eretici!

Ciò che più volte ho posto in discussione a livello storico-teologico-scientifico, non è stato certo il Concilio Vaticano II ed i suoi documenti, che sono e che restano atti di alto magistero, ma la pessima interpretazione data a molti di essi, per un problema che ritengo sia tutto quanto di linguaggio, perché per la prima volta nel corso della storia, la Chiesa ha rinunciato al proprio linguaggio metafisico, preciso e diretto, per esprimersi in un linguaggio che risente in tutto e per tutto dello stile del romanticismo tedesco decadente.
 
Karl Rahner
Ciò che manca a distanza di decenni, è una analisi storico-ecclesiale, lucida e imparziale, all’occorrenza impietosa, del Vaticano II, che è stato eminentemente il concilio dei teologi, non pochi dei quali avrebbero dovuto essere tenuti a prudente distanza da quell’assise, mentre invece, proprio alcuni degli elementi più pericolosi, hanno dato impulsi, idee e spinto poi al voto frange intere di episcopato, cito tra tutti costoro il più pericoloso e subdolo in assoluto: il gesuita tedesco Karl Rahner, il quale non ha enunciato delle eresie formali, ma ha posto tutte le peggiori basi per indurre interi filoni della teologia a cadere in un pensiero eterodosso di matrice prettamente filo-protestante.

Discorso a parte meriterebbero i vari periti del Concilio poi risultati determinanti nella successiva formulazione di tutte le peggiori derive post-conciliari che anni dopo abbandoneranno il sacerdozio dopo aver fatto pubblica apostasia dalla fede cattolica, come l’allora Abate Ordinario dell’Abbazia di San Paolo fuori le mura, Dom Giovanni Franzoni, in seguito sposato civilmente con una giapponese atea e oggi senile sostenitore di aborto, eutanasia, omosessualismo e via dicendo; oppure Padre Gregory Baum, che su incarico del Cardinale Agostino Bea S.J. fu una delle principali penne della 'Nostra Aetate', il quale in tarda età, dopo avere abbandonato in precedenza il sacerdozio, si è dichiarato omosessuale praticante già dall’epoca in cui lavorava all’interno dell’assise conciliare …

Hans Küng
… punta di diamante, tra questo genere di periti conciliari, rimane il presbitero svizzero Hans Küng, che rappresenta il prodotto finito più coerente del pensiero di Karl Rahner portato al suo naturale sviluppo. Quando Hans Küng era sempre vagamente cattolico si limitò infatti a mettere solo in dubbio il dogma della infallibilità pontificia, in un crescendo di pubbliche eresie a tal punto gravi da far venire voglia di chinarsi a baciare le mani con devozione alla profonda cattolicità di un prete ariano, che dinanzi a siffatte empietà finirebbe col risultare un autentico modello di integrità dottrinale.
 
I naturali prodotti episcopali di Karl Rahner portato al suo naturale sviluppo dal küngpensiero sono invece i vari Walter Kasper ed i Karl Lehmann, i cui nipotini odierni sono i vari Bruno Forte, Nunzio Galantino, Arrigo Miglio, mentre i bisnipoti sono i vari Matteo Maria Zuppi e Corrado Lorefice. A breve vedranno la luce i tris nipoti, che saranno i vescovi direttamente atei.
 
L'intero articolo di Padre Ariel QUI

giovedì 23 marzo 2017

Indefettibilità della Chiesa Cattolica

La nozione fondamentale di indefettibilità è che la Chiesa deve perdurare fino alla fine dei tempi con la natura essenziale e le qualità di cui Gesù Cristo l'ha dotata fin dalla sua fondazione. In altre parole, è impossibile che la Chiesa cattolica subisca un cambiamento sostanziale. Può, e deve, in effetti, subire molti cambiamenti accidentali, specialmente nelle sue leggi, in modo da reagire prudentemente a circostanze diverse in epoche diverse, ma tali cambiamenti accidentali non devono mai toccare la sostanza della fondazione di Gesù Cristo.
      
Questa indefettibilità è un segno certo dell'origine e del carattere soprannaturale della Chiesa, perché nessuna organizzazione umana potrebbe attraversare duemila anni e rimanere essenzialmente identica. La sua indefettibilità è sempre più un segno della sua origine e assistenza divine, soprattutto se si considera quante volte e con quale forza i nemici della Chiesa hanno cercato di alterarla nella sua essenza. In che consiste tale natura essenziale? Quali sono queste qualità essenziali?
L'indefettibilità primaria della Chiesa cattolica risiede nella dottrina. La fede oggettivamente considerata, ossia il deposito della sacra dottrina rivelata, è il fondamento dell'intera struttura della Chiesa cattolica. Parimenti, la fede soggettivamente considerata, cioè la virtù della fede, è la base dell'intera vita soprannaturale dell'anima. Per cui, il modo più rilevante in cui la Chiesa cattolica non può errare sta nell'insegnamento della vera dottrina. Dal momento che Dio è immutabile, la dottrina della Chiesa è dunque immutabile, ed è una prova dell'assistenza di Gesù Cristo verso la Sua Chiesa che il suo insegnamento sia rimasto identico e coerente nel corso di duemila anni della sua esistenza.
Una sola contraddizione o incoerenza all'interno del suo Magistero ordinario e straordinario sarebbe sufficiente per provare che, in un dato momento, essa è stata privata dell'assistenza di Dio. Tuttavia, la sua indefettibilità non si limita alla dottrina, ma si estende anche a tutte quelle cose di cui è stata dotata dal suo Divino Fondatore. Sappiamo che Cristo a dotato la Sua Chiesa di una struttura e di un potere. Egli ha fondato la Chiesa come una monarchia, collocando tutti i poteri nelle mani di San Pietro. Ha istituito anche i Vescovi che, in unione a San Pietro e a lui soggetti, avrebbero governato la Chiesa nelle varie località. A tale struttura Egli ha conferito il potere di insegnare, di governare e di santificare l'intera razza umana. Questo potere deriva dalla missione apostolica, vale a dire l'atto di essere inviati da Cristo allo scopo di salvare le anime. Perciò, questa struttura e questa missione verso le anime degli uomini deve perdurare inalterata in tutte le epoche. Per di più, la Chiesa è investita del potere degli ordini, attraverso i quali gli esseri umani vengono resi strumenti soprannaturali del potere divino per effettuare la santificazione soprannaturale degli uomini attraverso i Sacramenti, e in particolare il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia.
 
Perciò la Chiesa sarebbe in errore:
  • Se cambiasse la sua dottrina;
  • Se alterasse o abbandonasse la sua struttura monarchica e gerarchica;
  • Se perdesse o cambiasse sostanzialmente o abbandonasse la missione apostolica dell’insegnamento, del governo e della santificazione delle anime;
  • Se perdesse, cambiasse sostanzialmente o abbandonasse il potere degli ordini.

L'insegnamento dell'indefettibilità della Chiesa Cattolica è confermato da diversi documenti ecclesiastici. Il primo è la Bolla Auctorem Fidei (del 28 agosto 1794) di Papa Pio VI (1717-1799). Il secondo documento è l'Enciclica Satis Cognitum, di Papa Leone XIII. Avendo prima spiegato in cosa la Chiesa sia spirituale e in cosa sia visibile, ed enfatizzando il fatto che queste due cose sono assolutamente necessarie alla vera Chiesa, analoghe alla necessità dell'unione di corpo e anima per l'essere umano, egli poi afferma: «E poiché la Chiesa è quello che è per volontà e istituzione divina, ha da rimanere tale in perpetuo». Inoltre, il Concilio Vaticano I (1870) ha proclamato: «Il Pastore eterno e Vescovo delle nostre anime, per rendere perenne la salutare opera della Redenzione, decise di istituire la santa Chiesa» . Vi sono altresì molti scritti dei Padri che sostengono l'indefettibilità della Chiesa, e d'altronde questo è l'insegnamento universale dei teologi.

(Fonte: CrisiNellaChiesa)

mercoledì 22 marzo 2017

Sindrome di Down

 

Strana società la nostra, cosiddetta emancipata ed evoluta! In essa alberga un moderno Giano bifronte, due teste, due facce, due cervelli, due sguardi diversi.
Da decenni ormai gli Stati, effettuando la diagnosi pre-natale, promuovono l'eugenetica, al fine di poter avere una società che nasca sana, perfetta e senza tare genetiche. In modo particolare la tara genetica più combattuta nel grembo materno è la Sindrome di Down. Sono migliaia i bimbi Down che vengono abortiti, solo perché sono Down. Si rifiuta a priori un bambino solo perché è Down. Lo si uccide, senza pietà nel grembo materno, non volendo dargli la possibilità di nascere e di vivere.
 
Nel contempo si celebra la 'Giornata del Down'. Se questa non è schizofrenia di uno Stato, di una società, cos'è? Lo Stato da la vita, lo Stato da la morte!  Una Nazione che uccide i suoi cittadini più indifesi invece di tutelarli non è degna di essere chiamata civile, né una società che rifiuta di spendersi per i più deboli.
 
Proprio ieri 21 marzo, primo giorno di primavera e giorno in cui la Chiesa Cattolica, fino a qualche anno fa, celebrava San Benedetto, abate, si è festeggiata la 'Giornata mondiale della sindrome di Down'.
 
 
Facciamo in modo che nelle nostre famiglie ogni vita sia accettata ed amata anche se non all'altezza delle nostre aspettative. Un bambino disabile è pur sempre un dono, creatura da amare e curare.
 

 

 
 
 

martedì 21 marzo 2017

Con Lutero? Impossibile!


di Stefano Fontana (19-03-2017)

In questo 500° anniversario della 'Riforma luterana', i cattolici – soprattutto uomini di Chiesa e teologi – sembra abbiamo scelto di puntare su due aspetti. Il primo è quello delle intenzioni soggettive di Lutero piuttosto che i contenuti dogmatici della 'Riforma'. Il secondo è di fare comunque “un tratto di strada insieme” indipendentemente dalle questioni dottrinali.
 
A ben vedere, però, ambedue queste sottolineature sposano già la prospettiva luterana, sono interne alla 'Riforma' in quanto ne accettano due importanti presupposti. È evidente che la 'Riforma' deve molto alla soggettività di Lutero, alla sua vicenda interiore, al suo carattere. La sua biografia sia psicologica che spirituale non va messa da parte. (...)Però non va nemmeno assolutizzata, facendone l’unico focus. La tendenza odierna è invece proprio questa, sostenendo che Lutero non voleva una rivoluzione ma una riforma della Chiesa.
 
Fino a ieri la linea cattolica era di dire che la 'Riforma' non è stata una riforma ma una rivoluzione. Ora si dice il contrario.
 
Il cardinale Kasper nel suo ultimo libretto su Lutero edito dalla Morcelliana dice infatti: “Lutero era un uomo desideroso di rinnovamento, non un Riformatore. Con questa istanza evangelica Lutero si poneva nella lunga tradizione dei rinnovatori cattolici che lo avevano preceduto. Si pensi soprattutto a Francesco d’Assisi“.
 
Sembra che le cose siano poste in questo modo: le intenzioni originarie di Lutero erano buone e legittime, poi la storia ha prodotto ostacoli e intralci di vario genere, causati non da ultima dalla Chiesa cattolica, provocando anche difficoltà di comunicazione come scrive padre Pani sul numero 4000 de La Civiltà Cattolica, sicché se si tolgono di mezzo gli ostacoli e le incomprensioni e se ci si ricollega alle intenzioni originarie di Lutero tutto può essere messo a posto. L’accostamento temerario tra Lutero e San Francesco la dice lunga sugli obiettivi di questa strategia.
 
Questa impostazione mette in secondo piano gli elementi di contenuto dottrinali della 'Riforma' per incentrarsi sulla buona fede del testimone. Ma un testimone è attendibile non solo per la sua buona fede bensì anche per le verità che dice. La concentrazione sulle intenzioni soggettive di Lutero accoglie già l’impostazione luterana delle cose. La fede, infatti, è sia l’atto del soggetto che crede, sia il contenuto creduto (gli esperti parlano di fides qua e di fides quae). Ora, per il cattolico le due cose vanno tenute insieme, ma per il luterano no, vale solo la prima. La fede nel senso luterano del termine è un “fidarsi”, è una fede fiduciale in Cristo. Padre Roberto Coggi, OP, nel suo ultimo libro su Lutero edito dallo Studio Domenicano di Bologna, spiega bene che quella di Lutero è una “fede senza dogmi”.
Concentrare l’attenzione solo sulle intenzioni soggettive di Lutero è quindi già un collocarsi nella prospettiva luterana della centralità della coscienza individuale e di una fede senza argomenti.
 
Anche l’altro aspetto su cui i cattolici insistono in questo cinquecentesimo anniversario presenta queste caratteristiche. “Fare una tratto di strada insieme” significa anteporre la prassi, un comune agire, alla dottrina. È difficile fare una simile proposta ai Riformati. Se si vuole fare un tratto di strada insieme nonostante le diversità dottrinali ci si dovrebbe rifare alla legge morale naturale, che però Lutero nega, in quanto frutto di una ragione “meretrice”. Non è difficile riscontrare, nel dialogo ecumenico, una notevole difficoltà a trovare accordi pratici per esempio sulle questioni di bioetica e biopolitica e sui cosiddetti “nuovi diritti”, il che dimostra come sia impossibile “camminare insieme” senza i dovuti chiarimenti dottrinali.
 
In ogni caso, questa priorità della prassi sulla dottrina è una posizione tipicamente luterana. Il Monaco infatti era interessato non a conoscere ma a sentirsi in grazia, come acutamente fanno notare tanti suoi interpreti da Maritain a P. Coggi. Il suo interesse non era per Cristo in sé, ma per Cristo per lui. Egli mirava a fare esperienza della salvezza di Cristo, non a conoscerlo. Il suo intento, in altri termini, era eminentemente pratico.
 
Anche tra i cattolici oggi si pensa alla fede più come esperienza che come conoscenza e viene da chiedersi se non sia per effetto dell’influenza protestante. La verità di Cristo viene in secondo piano per Lutero, che separa il Cristo della fede dal Cristo della storia. La demitizzazione del Vangelo potrebbe diventare anche totale, come cercherà di fare Rudolf Bultmann, ma ciò non intaccherebbe la fede, che non ha bisogno di argomenti.
Come motivare la scelta di queste due ottiche così consenzienti nei confronti della Riforma se non come segno di una disponibilità perfino eccessiva ad affrettare i tempi su molte questioni ecumeniche spinose?
(fonte: lanuovabq.it)

venerdì 17 marzo 2017

Perchè ci ammaliamo


Il Prof. Espedito De Leonardis il 20 gennaio scorso,  ha tenuto un interessante seminario presso l'Università Regina Apostolorum di Roma.
Circa la tematica al centro del seminario in un'intervista ha dichiarato: “Approfondendo i miei studi mi resi conto che il corpo umano era come un ologramma e che qualunque terapeuta che avesse avuto una chiave olografica poteva averne accesso e modificarlo. Era per questo che uno stesso problema poteva essere risolto sia da uno psicologo, da un medico, da un chiropratico, osteopata, fisioterapista o da un agopuntore (io aggiungo omeopata). Da qui la deduzione che un’emozione condiziona un organo target, altera la sua chimica e si manifesta a livello strutturale.

Cominciai allora a rivedere il corpo e a considerarlo come un’armonia interrotta dal disagio della persona che si traduceva in malattia”.
 
E prosegue: “Ho quindi cominciato a cercare l’espressione fisica delle emozioni e tutte le possibili tecniche per migliorare quella condizione di alterata armonia che definiamo malattia. Il corpo è un continuo fluire di energia che è legata essenzialmente ai bisogni che sono espressi dalle emozioni. Le emozioni, a loro volta sono veri e propri bisogni primari e rinnegarle e non riconoscerle porta ad uno stato di disagio fisico”.
Il lavoro che il docente porta avanti, parte dal presupposto che il corpo sia la “fisicità” della mente ma che, al tempo stesso, la mente non sia confinata nel cervello.
 
Tratto da QUI

giovedì 16 marzo 2017

Un pontificato disastroso

 
di Roberto de Mattei (15-03-2017)

Il quarto anniversario della elezione di Papa Francesco vede la Chiesa cattolica lacerata da profonde divisioni. «È una pagina inedita nella storia della Chiesa – mi dice con tono preoccupato un alto prelato vaticano – e nessuno può dire quale sarà l’esito di questa crisi senza precedenti».
I mass-media, che fin dall’inizio avevano espresso un massiccio appoggio a papa Bergoglio, cominciano a manifestare qualche perplessità. «Mai si sono viste tante opposizioni al Papa, nemmeno ai tempi di Paolo VI», ammette lo storico Andrea Riccardi, secondo cui, tuttavia, «la leadership papale è forte» (Corriere della Sera, 13 marzo 2017). Troppo forte per molti che accusano il Papa di autoritarismo e che vedono la conferma del clima di paura che regna in Vaticano nelle contestazioni anonime espresse da manifesti, epigrammi, video che girano sul web. Sarcasmo e anonimato sono le caratteristiche del dissenso che si produce nei regimi totalitari, quando nessuno osa uscire allo scoperto per timore delle ritorsioni del potere.
E oggi nella Chiesa la resistenza a papa Bergoglio cresce. Il sito LifeSiteNews ha pubblicato una lista dei vescovi e cardinali che hanno pubblicamente espresso il loro appoggio o la loro opposizione ai dubia presentati il 16 settembre 2016 al Papa da quattro cardinali. Non sono pochi, e ad essi si deve aggiungere la voce di chi, come il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, critica il pontificato bergogliano per la sua politica in favore del governo comunista cinese, che definisce «dialogo con Erode».
 
I cattolici fedeli all’insegnamento perenne della Chiesa denunciano la novità di un pontificato che, de facto, stravolge la morale tradizionale. I novatori sono insoddisfatti di un’“apertura” che avviene in maniera solo implicita, senza materializzarsi in gesti di reale frattura con il passato. Il corrispondente dello Spiegel, Walter Mayr, lo scorso 23 dicembre, ha riportato alcune parole che il Papa avrebbe confidato a un gruppo ristretto di collaboratori: «Non è escluso che io passerò alla storia come colui che ha diviso la Chiesa Cattolica».
La sensazione è di essere alla vigilia di uno scontro dottrinale interno alla Chiesa, che sarà tanto più violento quanto più si cercherà di evitarlo o di rinviarlo, con il pretesto di non incrinare un’unità ecclesiale che da tempo è dissolta. Ma c’è una seconda guerra che incombe, questa volta non metaforica. Il quarto anniversario del pontificato ha coinciso con le pesanti minacce del premier turco Recep Tayyip Erdoğannei confronti dell’Olanda, colpevole di non offrire le sue piazze ai propagandisti del sultano di Ankara. Lo stesso Erdogan, lo scorso novembre, ha minacciato di inondare l’Europa di milioni di migranti se Bruxelles interromperà i negoziati per un rapido ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ma per papa Francesco queste masse migratorie sono un’opportunità e una sfida.
Proteggere i migranti è un «imperativo morale» ha ribadito nei giorni scorsi il Papa, che dopo l’istituzione di un dicastero pontificio per lo Sviluppo umano integrale, ha conservato per sé la delega ai migranti. Un brillante scrittore francese, Laurent Dandrieu, ha pubblicato un saggio dal titolo Église et immigration. Le grand malaise (Presses de la Renaissance, Paris 2016) in cui denuncia l’atteggiamento politico di papa Bergoglio, titolando un capitolo del suo libro: Da Lepanto a Lesbo, la Chiesa in un’idolatria dell’accoglienza?
 
Mentre l’Europa è sommersa da un’ondata migratoria senza eguali, papa Francesco, ha fatto del «diritto ad emigrare» e del «dovere di accogliere» i capisaldi della sua politica, dimenticando il diritto delle nazioni europee di difendere la propria identità religiosa e culturale.
 
È questa la “conversione pastorale” che egli esige dalla Chiesa: la rinuncia alle radici cristiane della società, su cui tanto avevano insistito Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per dissolvere l’identità cristiana in un confuso calderone multietnico e multi-religioso.
Il teologo prediletto del Papa, Víctor Fernández, Rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina, spiega che la «conversione pastorale» va intesa, come una trasformazione «che conduca tutta la Chiesa ad una “Uscita da sé”, rinunciando a centrarsi su sé stessa», ovvero ad una rinuncia della Chiesa alla propria identità e alla propria tradizione, per assumere le molteplici identità proposte dalle periferie del mondo.
 
Ma l’invasione migratoria produce necessariamente una reazione dell’opinione pubblica, in difesa di tutto ciò che oggi è minacciato: non solo l’identità culturale, ma gli interessi economici, la qualità della vita, la sicurezza delle famiglie e della società.
 
Di fronte a una reazione che può manifestarsi in forma talvolta esasperata, la Chiesa cattolica dovrebbe svolgere un ruolo equilibratore, mettendo in guardia dagli errori contrapposti, come fece, nel marzo 1937 Pio XI, con le due encicliche di cui ricorre l’ottantesimo anniversario, la Divini Redemptoris, e la Mit Brennender Sorge, che condannavano, rispettivamente, comunismo e nazional-socialismo. Oggi come ieri, infatti, una falsa alternativa si delinea.
Da una parte i portatori di una religione forte, antitetica al cattolicesimo, qual’è l’Islam. Dall’altra i difensori di un’irreligione altrettanto forte, il relativismo. I relativisti cercano di prendere la direzione dei movimenti identitari, per dare loro una colorazione anticristiana. Il bergoglismo fa da battistrada a queste posizioni xenofobe e neopagane, permettendo ai relativisti di accusare la Chiesa di collusione con l’Islam. Il Papa dice che respingere gli immigrati è un atto di guerra. Ma il suo appello all’accoglienza indiscriminata alimenta la guerra.
 

lunedì 13 marzo 2017

Insieme non si può!

Se l’indiscrezione fosse vera, sarebbe veramente un fatto di gravità apocalittica, che richiamerebbe alla mente la profezia di Daniele sugli ultimi tempi. Il fatto che la notizia sia stata fornita da più fonti indipendenti le conferisce una certa attendibilità, anche se non possiamo escludere a priori che un allarme fasullo sia stato messo in circolazione a bella posta come un diversivo, per distogliere la nostra attenzione da altre questioni sensibili, come l’eutanasia e l’adozione di bambini da parte di coppie sodomitiche.
 
 Di che si tratta, in ogni caso? Da qualche settimana si vocifera di una segreta commissione vaticana che avrebbe ricevuto l’incarico di revisionare ulteriormente il rito cattolico della Messa per rendere possibile una communicatio in sacris con anglicani e protestanti, compresa la “concelebrazione” di ministri delle diverse confessioni.
 
La questione, nella sua inverosimile paradossalità, richiede degli approfondimenti a più livelli. Se siamo arrivati al punto che si possano anche solo immaginare ipotesi del genere, è probabilmente perché il sentimentalismo imperante, fondato sull’ignoranza e sulla disinformazione, ha talmente offuscato le menti che ormai nemmeno le peggiori enormità vengono più percepite come tali. Ad ogni modo – anche se in tempi normali sarebbe del tutto superfluo – occorre anzitutto ricordare che il cosiddetto “ministero” esercitato nelle comunità protestanti non ha alcun valore sacramentale, dato che esse non hanno l’Ordine sacro.
 
I loro ministri sono semplici laici e nella loro Cena, di conseguenza, non avviene assolutamente nulla; per lo stesso motivo non le si può chiamare “chiese” (com’è purtroppo divenuto abituale in casa cattolica), poiché in assenza del sacramento dell’Ordine la successione apostolica si è interrotta ed è quindi venuto meno un elemento costitutivo della Chiesa, insieme all’unità della fede, della comunione gerarchica e della vita di grazia.
 
Un cattolico non può quindi partecipare al culto anglicano o protestante, sia perché, non essendo quello stabilito da Cristo e trasmesso dagli Apostoli, non ha validità, sia per non dare l’impressione di prenderlo per buono aderendo alla falsa dottrina che vi è connessa, ovverossia (tra le altre cose) alla negazione della transustanziazione. È vero che, nel corso dei secoli, la Chiesa è intervenuta sulla forma di alcuni Sacramenti e sulla sua determinazione, ma non ne ha mai toccato la sostanza e, in ogni caso, l’ha fatto in modo legittimo, cioè tramite una decisione della suprema autorità.
 
Perfino la nuova Messa, elaborata con l’intenzione esplicita di renderla accetta agli eretici, è valida, sebbene assomigli terribilmente a quella anglicana (tanto è vero che un loro ministro, già trent’anni fa, a Londra mi confidò candidamente che usava abitualmente il rito di Paolo VI). È evidente che una “concelebrazione” tra ministri di diverse confessioni è non solo una mostruosità, ma anche qualcosa di impossibile a livello metafisico, nonché sul piano giuridico e dottrinale: gli altri
 
non sono sacerdoti,
 
non hanno la nostra stessa fede nell’Eucaristia
 
non sono in comunione gerarchica con noi.
 
Anche la cosiddetta intercomunione, che in Germania è prassi corrente ed è stata purtroppo ammessa anche in importanti ricorrenze con grande afflusso di fedeli, è un abuso gravissimo: non solo chi vi accede non assolto da peccati gravi commette un sacrilegio (come quei poveri cristiani che non hanno la Confessione e non credono alla Presenza reale), ma di fatto, pur accedendo insieme al Sacramento dell’unità per eccellenza, siamo e rimaniamo divisi, non per motivi puramente storici o disciplinari, come si vorrebbe far credere, ma per ragioni più che sostanziali. L’unica via verso un’unità reale – piuttosto che immaginaria o velleitaria – è la conversione dei non-cattolici alla vera fede e il loro ritorno in seno all’unica Chiesa di Cristo.
 
Tratto da LA SCURE DI ELIA

giovedì 9 marzo 2017

Un Pastore indegno

Chiediamo le dimissioni di Mons. Vincenzo Paglia dal suo ruolo di Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e di Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia.
Abbiamo assistito con sgomento alle dichiarazioni rese da Mons. Vincenzo Paglia sulla figura di Marco Pannella (vedi video 
qui).

Affermare di ‘Marco’ che “ha speso la sua vita in particolare per gli ultimi“, che ha lottato “per la difesa della dignità di tutti” è semplicemente falso. Auspicare che lo spirito di “Marco ancora vivo e ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia ma per questo nostro mondo”, ci preoccupa profondamente. E che dire poi di queste altre affermazioni? “Lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”, “Pannella, uomo di grande spiritualità”  “una grande perdita per questo nostro Paese”, “ha speso la vita per gli ultimi”, “in difesa della dignità di tutti, particolarmente dei più emarginati… Pannella è veramente un uomo spirituale”, è “un uomo che sa aiutarci a sperare nonostante le notizie, la quotidianità ci metta a dura prova”, “il Marco pieno di spirito continua a soffiare”, “Pannella diceva: è lo spirito che nonostante tutto muove la storia e a noi chiede di assecondarla e di continuare a soffiare nel suo verso”, “Marco ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia, ma per questo nostro mondo, che ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui… io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”. Parole ed elogio davvero inaccettabili! E' uno scandalo!

Le battaglie di Pannella e dei radicali sono state nel segno della cultura della morte:

  • Contro la famiglia e il matrimonio indissolubile
  • Contro la vita nascente con l’aborto in tutte le sue forme
  • Contro la dignità del procreare, appoggiando la produzione dell’uomo con le tecniche di fecondazione extracorporea
  • Contro la dignità dell’uomo promuovendo varie forme di consumo di droga e liberalizzazione della stessa
  • Contro la dignità della sessualità matrimoniale promuovendo la contraccezione e le ideologie gay
  • Contro la vita nelle battaglie per l’eutanasia e il suicidio assistito.

Quanto affermato pubblicamente da mons. Paglia dimostra la sua palese indegnità a presiedere la Pontifica Accademia per la Vita e di fungere da cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia.
Invitiamo Mons. Paglia a rassegnare le dimissioni o, in caso di rifiuto, chiediamo pubblicamente che venga rimosso da questi incarichi“.


Aderiscono:


Fonte: www.retiunificate.it