La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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lunedì 31 luglio 2017

Conformismo distruttivo


 
«Non sono solo amareggiato, sono anche assai preoccupato del nostro futuro. E più ancora del conformismo che dentro la Chiesa (soprattutto le gerarchie) sta prendendo piede, e che a questo futuro non pensa.

Il giorno in cui il cristianesimo sarà ridotto ad una dottrina che parla di giustizia sociale, poveri, immigrati, lavoro, ambiente, sindacati, costituzioni politiche, eccetera, la Croce sarà definitivamente ammainata davanti allo spirito dei tempi.

Certamente la bella sposa di Cristo non scomparirà, ma si dovrà attendere a lungo per vedere la fine dei guasti che oggi si stanno compiendo».
Marcello Pera
(Ex Presidente del Senato Italiano)
(fonte: rossoporpora.org)

venerdì 21 luglio 2017

Menzogne diversamente verità

 
Il politicamente corretto che regna nella cattolicità spiegato sinteticamente ed efficacemente;
 
I peccatori (impenitenti) sono diversamente santi.
Gli adulteri sono diversamente fedeli.
I concubini sono diversamente sposati.
I protestanti sono diversamente cattolici.
Gli atei sono diversamente credenti.
Gli agnostici sono diversamente religiosi.
Gli eretici sono diversamente ortodossi.
Gli erranti sono diversamente giusti.
Gli scismatici sono diversamente uniti.
Gli apostati sono diversamente devoti.
I pagani sono diversamente cristiani.
I materialisti sono diversamente spirituali.
I ladri sono diversamente onesti.
I menzogneri sono diversamente veritieri.
Le abortiste sono diversamente levatrici.
Le prostitute sono diversamente vergini.
Gli egoisti sono diversamente generosi.
Gli uomini sono diversamente femminili.
Le donne sono diversamente maschili.
Gli arroganti sono diversamente modesti.
I superbi sono diversamente umili.
La grazia è diversamente naturale.
Dio è diversamente umano.
 
FONTE: QUI

giovedì 20 luglio 2017

L'Ostia non è una patatina!

Chi crede ancora veramente che è proprio Gesù Cristo quello che sotto la specie del pane accogliamo in noi a Messa? Se crediamo che è davvero Cristo col suo Corpo ed il suo Sangue ad offrirsi a noi, allora perché non ci comunichiamo nel modo migliore?
 
Mettersi in fila e camminare come se facessimo una passeggiata, ciondolanti con il naso per aria, con la chewing-gum in bocca, parlando, ridendo, con l'abbigliamento da spiaggia: pareo, pantaloncini e infradito, con minigonne, con vestiti attillati, scollati, indecenti, con buste di plastica, borse, borsoni attaccati al collo, non credo sia il modo migliore per andare a ricevere Gesù.
 
E poi come lo riceviamo? In bocca o sulla mano? In ginocchio o in piedi? Con quali disposizioni? Siamo degni di comunicarci, ci siamo confessati o siamo in peccato mortale? Quando torniamo al posto cosa facciamo, chiacchieriamo, ridiamo o in ginocchio ringraziamo il Signore che si è donato a noi?
 
Comunicarsi è una cosa serissima! L'ostia Santa non è una patatina!
 
San Paolo, nella lettera ai Corinti così scrive: "Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (l Cor 11,29).

Cosa significa mangiare il pane e bere il calice del Signore "in modo indegno"?
Sono possibili tre risposte:
 
- mangiare e bere senza fede e venerazione per la presenza sacramentale di Cristo nel pane e nel vino;
 
- mangiare e bere in peccato mortale, in condizioni di vita contro l'insegnamento di Gesù, senza una opportuna santità personale;
 
- mangiare e bere senza riconoscere nella pratica il valore cristologico, salvifico ed ecclesiale del pane e del vino.
 
Vorrei soffermarmi sul modo di comunicarsi: ritengo che Gesù bisogna accoglierlo in ginocchio ed in bocca (le disposizioni di Papa Benedetto XVI furono queste perché questo è il modo unico e giusto per farlo. Comunicarsi sulla mano ed in piedi fu una concessione straordinaria che è diventata purtroppo ordinaria). Comunicarsi sulla mano ha le sue regole che la maggior parte dei fedeli misconosce. 

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Ho trovato questo scritto tra le bozze, essendo senza alcun riferimento, nome o link e non ricordando di averlo scritto io, chiedo venia se, copiandolo abbia infranto il diritto di copyright. Sono pronta a rimuoverlo o, se mi verrà concesso, inserire il nome dell'autore ed i dovuti riferimenti.   

giovedì 6 luglio 2017

Un colpo al cuore

di Roberto Pecchioli
Quando ero bambino andare a dottrina significava, dopo la funzione domenicale delle 10, chiamata Messa del fanciullo, apprendere in parrocchia i fondamenti della fede cattolica nell’anno della Prima Comunione. Tanta acqua è passata sotto i ponti, e quasi tutto quello che ci hanno insegnato è stato revocato in dubbio, quando non del tutto rovesciato, a seguito della svolta antropologica di quella Chiesa che consideravamo madre e maestra.  La dottrina è passata di moda, tanto che si prova un benefico stupore a leggere le parole del cardinale Mueller, prefetto della congregazione intitolata alla Dottrina della Fede, che ne conferma la natura di “base per tutta la vita della Chiesa, altrimenti rimane solo una Onlus, un’organizzazione caritativa come tante”. Un’affermazione che conforta soprattutto perché pronunciata in tempi in cui è passato di moda il precetto evangelico “le vostre parole siano sì sì, no no, il di più vien dal maligno” ( Matteo 5,37). Sembra più attuale che mai la drammatica domanda di Gesù stesso,” quando tornerà sulla terra, il figlio dell’uomo troverà la fede? “ (Luca, 18,8).

Sul trono di Pietro è salito un uomo dalle cui labbra è uscita una frase terribile, che ha fatto vacillare in molti, ed in chi scrive, la fede non in Dio, ma nella sua Chiesa la cui pietra angolare – parola di Gesù – è il papato.  Bergoglio rifiuta con umiltà pelosa di giudicare il male, ma ha scandito davanti ad un suo interlocutore di fiducia, l’ateo anticattolico Eugenio Scalfari, “ciascuno di noi ha una sua visione del bene ed anche del male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il bene”.
Nella mia dottrina di bimbo era tutto molto chiaro, addirittura con formule precise  a domanda e risposta da mandare a memoria. Eccone una: Dio è l’essere perfettissimo creatore del cielo e della terra. Quei forti  principi sono stati confermati–non poteva essere altrimenti–dal catechismo di Giovanni Paolo II.
 
Non so nulla di teologia morale, ma sono convinto che tutto sia in fondo  assai semplice, se crediamo a Gesù: io sono la Via, la Verità e la Vita. Non abbiamo bisogno di Hans Kung o di Karl Rahner e non può sussistere un “cristiano anonimo” che si salva benché miscredente. Per questo, prendo in parola il vicario di Cristo e mi chiedo: chi sono io per giudicare la dottrina? Duemila anni di saggezza alla luce della Tradizione e della Rivelazione sono lì, con lo splendore della verità.  Si può non crederci, e si resta fuori dalla Chiesa. Il dramma è doverne uscire per fedeltà.
 
Una monaca catalana ha affermato che Maria e Giuseppe erano una normale coppia che faceva sesso, manifestando così di non credere nell’Immacolata Concezione e, di riflesso, di disprezzare la virtù cristiana della purezza. Dalle sue parole si inferisce che Gesù era figlio carnale di San Giuseppe e quindi, chissà se è davvero la seconda persona della Trinità. Quanto al ruolo del Maligno, pare che prelati di grande prestigio non credano nella sua presenza. Un sacerdote piemontese, incaricato della pastorale delle persone omosessuali, celebrando il funerale del primo torinese unito civilmente all’uomo di cui è stato compagno per decenni, ha asserito dal pulpito che tutti dovremmo chiedere scusa a quella coppia ed a tutti coloro che vivono la condizione omosessuale.
Cardinali in odore di soglio pontificio come Martini istituirono la Cattedra dei Non Credenti, mentre il colto biblista Ravasi, beniamino dei media, dialoga affettuosamente con i “fratelli massoni”. Poi ci sono i parroci che non fanno presepi per non urtare la delicata sensibilità altrui, quelli che prestano le loro chiese ai musulmani  o alle più varie mascherate. Altri insultano nelle prediche e sulla rete – spesso con il turpiloquio – i politici che avversano, e, caso strano, non si tratta mai di esponenti laicisti o atei. Non hanno poi torto, tutti costoro, giacché l’uomo vestito di bianco sconsiglia l’apostolato, declassato a proselitismo e definito una sciocchezza. E’ la sciocchezza che ha reso cattolica la sua terra sudamericana, ed è al centro della liturgia anche nel Novus Ordo Missae: Credo la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica.
 
Un vecchio monsignore scomparso da qualche anno  soleva dire che il peccato più grande dei religiosi è dare scandalo. Come definire gli esempi citati, e, per un residuo pudore verso l’istituzione tacciamo di autentiche vergogne come la pedofilia o l’affarismo di alcuni. In materia di difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, chi siamo noi per giudicare il pensiero dominante del tempo, qui in Occidente, o per opporre come intangibili i principi prima definiti  non negoziabili.
Non credo di essere l’unico a vivere come un trauma ed un tradimento lo smantellamento progressivo ed ormai pressoché irreversibile di tutto ciò che la Chiesa ci proponeva a credere. Ci si sente ingannati nel profondo dell’anima. Anche Lutero è riabilitato. Quale valore possono avere ancora i sacramenti, sono ancora sette, o bastano i due accettati dalla sedicente riforma? Poi arrivano i “dubia” dei quattro cardinali in ordine all’enciclica papale Amoris Laetitia e le ambiguità sui sacramenti, lo sconcerto di documenti in cui si parla molto di ecologia, pochissimo di Dio e pressoché mai di vita eterna. Grazie di cuore, allora, a quei religiosi che non lasciano soli e sconfortati i fedeli che hanno creduto in purezza di cuore ai principi di sempre, trasmettendoli ai loro figli. Forse abbiamo sbagliato tutto, forse no, ma lo scandalo grande è seminare il dubbio, instillare un’incertezza che diventa allontanamento della Verità. Verità che esiste, ce lo ha annunciato l’uomo di Nazareth, e ciascuno la può cogliere con la ragione umana ( adaequatio rei et intellectus), sorretta dalla fede cui ci si abbandona come solo i semplici ed i puri di cuore sanno fare. Siamo al punto in cui non è follia chiedersi se il sacerdote o il vescovo che dice messa creda non nelle scialbe omelie frettolose dette per dovere d’ufficio o coazione a ripetere, ma nelle parole nettissime del Credo. Chissà se esiste ancora la Trinità, e soprattutto se è davvero risuscitato l’agitatore nazzareno figlio di Giuseppe e Maria. Forse non è che una narrazione, un espediente per raccontare di un Dio buono, una favola bella che ieri ci illuse come quella di Ermione nella dannunziana  Pioggia nel pineto.
Turba la stessa nozione di misericordia posta alla base del giubileo. Non l’ha inventata Francesco, no, la dottrina ce lo ha insegnato con chiarezza che senza di essa, l’amore  disinteressato di Dio per la sua creatura, nessuno salva l’anima. Nell’Atto di Dolore lo proclamiamo ancora, chiedendo perdono per i nostri errori, di cui diventiamo consapevoli e pentiti . “Propongo con il vostro santo aiuto di fuggire le occasioni prossime del peccato“, e terminiamo con una richiesta a capo chino “Signore, misericordia, perdonatemi”. Era chiarissimo a tutti, tuttavia, in base alla dottrina ricevuta, che non c’è misericordia senza pentimento e correzione, l’amore del Signore è giustizia, non un dolciastro “volemose bene”, come quello del primo sindaco di Roma Ernesto Nathan.  Il punto è che il criterio del giusto, del bene e del male sembra abolito da quelle tremende parole pontificie affidate a Scalfari, il Papa ateo : “chi sono io per giudicare?”, soprattutto per quel soggettivismo drammatico del bene e del male a misura di individuo. Io potrei essere convinto che è cosa giusta tradire o uccidere, cedere ad ogni impulso, o semplicemente ritenere che il mio bene coincida con l’utile, il tornaconto, l’immediato  vantaggio personale. Non è quella la via, non è quella la legge naturale iscritta da Dio nel cuore dell’uomo. Oppure, anche la dottrina della legge naturale è un residuo da abbandonare, un mito da cui liberarci, una scoria che lo spirito dei tempi ha felicemente scosso come polvere dai calzari dei nuovi discepoli della Onlus Chiesa Cattolica. Tuttavia, non è cattolica e neppure religione quella che mettesse definitivamente da parte la predicazione rigorosa di quello che, con parola ostica, i teologi chiamano “kerygma”, e descrive il contenuto essenziale della buona notizia, l’annuncio della salvezza operata da Gesù Cristo morto e risorto.
Da uomo in preda all’incertezza ed all’esitazione, ma convinto a credere “quia absurdum” come Tertulliano, devo pregare per me e per tutti lo Spirito Santo Paraclito, il consolatore, affinché riapra i cuori e dia la forza a ciascuno di riconoscere la verità senza abbandonare la via. Davvero, chi sono io per giudicare la dottrina?
Un recente racconto di Marc Augé, 'Le tre parole che cambiarono il mondo', narra una nuova distopia. Il giorno di Pasqua del 2018 il Papa si affaccia in San Pietro e dichiara “Dio non esiste”. Pare quella l’unica soluzione di fronte alle guerre in suo nome ed ai mille mali del mondo. Secondo il sociologo francese, solo una rinnovata fede nella ragione (illuminista) può salvare il mondo. Per noi, è solo un altro degli incubi della modernità, ma lascia senza fiato che un intellettuale del livello di Augé possa immaginare un papa apostata della fede con proclamazione “urbi et orbi”.
Forse non è che l’esito radicale della scelta antropologica: l’uomo sovrano intronizza se stesso: sì a Io e no a Dio. Rimbalza inevasa la domanda allarmata di un grande cattolico, Thomas Stearns Eliot nei Cori della Rocca:  sono gli uomini ad abbandonare la Chiesa di Dio, o è lei a lasciarci soli di fronte al Nulla?
 
Tratto dal blog di MaurizioBlondet

mercoledì 5 luglio 2017

Karl Rahner e la matrice eterodossa del Concilio Vaticano II

Karl Rahner fu condannato dal Sant’Uffizio, poi ripescato dal fango ed elevato a consulente nel Concilio Vaticano II del card. di Vienna Franz Koenig. ("Negli anni Sessanta riceve la proibizione da parte del Sant'Uffizio di scrivere su alcune tematiche nelle quali egli si era distanziato non poco dalla dottrina cattolica, tra cui la verginità di Maria e la sua assunzione al Cielo",-tratto da 'Dizionario elementare del pensiero pericoloso' Ed. Istituto di Apologetica, pp 517-518-).  La sua tecnica, unita a quella dei sui sodali nell’aula conciliare, di scardinare la dottrina cattolica col linguaggio dell’ambiguità proprio del Modernismo condannato da Papa san Pio X fu certamente vittoriosa. La verbosità e l’ambiguità dei testi apre alle più peregrine e devianti interpretazioni che hanno dato frutti mortiferi da allora ad oggi.
 
Tuttora questo defunto sacerdote gesuita che intrattenne un 'rapporto amoroso' con una donna divorziata dal 1982 sino alla fine della vita è il nume teologico di gran parte dei seminari, e gli effetti sui sacerdoti si vedono, eccome! Il mito di questo accanito contestatore del celibato sacerdotale e della morale sessuale cattolica non si è frantumato nemmeno quando la sua 'amante adulterina' ha pubblicato le proprie lettere appassionate e carnali dal titolo 'Camminare sul filo del rasoio: lettere d’amicizia a Karl Rahner'. L’autrice del libro è la scrittrice Luise Rinser, arci-nemica della Chiesa cattolica, già moglie del musicista Karl Orff.
 
I Gesuiti fanno spallucce e tengono occultate le lettere di Rahner stesso all’amante, e davanti a queste evidenze di immoralità continuano a difendere e diffondere la teologia del loro beniamino.
 
Scrivere per confutare le eresie e i conseguenti peccati di Rahner vale a perdere la fiducia e la stima dell’establishment ecclesiastico. Tanto è capitato all’Autore del libro “Karl Rahner”, Padre Giovanni Cavalcoli OP, che si è visto negare due volte l’autorizzazione a pubblicare il volume e che ha visto addirittura il segretario della Congregazione per la Fede – il gesuita Luis Francisco Ladariadare il veto alla pubblicazione della recensione del libro sull’Agenzia Zenit.
Una volta ottenuta l’autorizzazione alla pubblicazione del libro il volume è stato un successo di vendite, ma la vendetta dei rahneriani non si è fatta attendere: Padre Cavalcoli quest’anno è stato inopinatamente e senza rispettare il Diritto Canonico destituito dall’incarico di vice-postulatore della causa di beatificazione di Padre Tomas Tyn, il domenicano cecoslovacco che confutò sia Rahner (Saggio sull’etica esistenziale formale di Karl Rahner) che le derive di matrice ereticale del post-concilio, rimanendo fedele alla Tradizione teologica tomista e a quella liturgica gregoriana.

Oggi il testo – che è tuttora il più completo studio sulla dottrina di Rahner esistente – è disponibile per tutti e in tutto il mondo. Ora finalmente chi si forma in seminario ha a disposizione uno strumento e un antidoto per conservare pura la fede nonostante la docenza di certi “formatori” e professori. Ora si può riconoscere Rahner per quello che fu e che è nelle aule teologiche, cioè un untore. E con questo lo stesso si può ormai dire di tutti coloro che lo propagano.
 
(Prof. Giovanni Zenone)
Tratto da QUI