La mia Terra di Mezzo

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martedì 18 ottobre 2016

Il viaggio del Papa in Svezia


Bergoglio ha comunque a disposizione fior di specialisti che potrebbero ricordargli quanto così sintetizzò Henri Pirenne, uno dei maggiori storici del secolo scorso:

“Il luteranesimo, in gran parte dei Paesi che lo accettarono, fu imposto con la forza dai principi e dai nobili che concupivano i beni della Chiesa e non parve loro vero di poterli sequestrare. La convinzione religiosa ha avuto un ruolo assai modesto nella espansione della nuova fede. Gli adepti sinceri, convinti e disinteressati, almeno all’inizio erano assai pochi. Imposto d’autorità e accettato per obbedienza esso ha proceduto per annessione, spesso forzata“.
 
Proprio in Svezia, dove andrà Francesco, commosso di potere solennizzare i 500 anni dell’inizio della Riforma assieme ai fratelli protestanti, proprio in Svezia, violenza e cinismo raggiunsero il massimo.
 
Il fondatore della nuova dinastia scandinava, Gustavo I Wasa, ben lontano da preoccupazioni religiose, per mero interesse economico e politico vide nel luteranesimo un modo per riempire le casse vuote dello Stato e per legare a sé la nobiltà, suddividendo tra loro il bottino costituito dalle proprietà della Chiesa.
 
Il popolo ne fu indignato e più volte insorse, ma fu schiacciato da Gustavo. I suoi successori furono costretti, dal malcontento della gente nei confronti della nuova fede imposta manu militari, a tollerare almeno che restassero aperti alcuni santuari mariani.

Proprio a Lund, dove Francesco si recherà, tutte le chiese furono rase al suolo, tranne la cattedrale, pur ovviamente denudata di ogni decorazione, all’uso riformato.

Le pietre degli edifici cattolici abbattuti furono impiegate per la fortificazioni e la cinta muraria della città.

Insomma, per dirla chiara: è difficile capire che cosa ci sia, in Svezia da onorare e da festeggiare per un cattolico.
Ma, forse, il vescovo di Roma vorrà spiegarcelo, nel suo soggiorno scandinavo.
 
VITTORIO  MESSORI
(Vivaio)

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