La mia Terra di Mezzo

Tra un fonendo ed una tazza, scorre la mia Terra di Mezzo, il mio presente.....Le porte? Si possono aprire, spalancare sul mondo, ma si possono anche chiudere, per custodire preziosi silenzi e recondite preghiere....





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venerdì 29 luglio 2016

Thérèse Hargot e la nuova schiavitù della rivoluzione sessuale

 
Articolo apparso, con qualche variazione, su La Croce Quotidiano del 14 luglio 2016).
Ribloggato dal blog di Costanza Miriano
 
Di Andreas Hofer

La cosa incantevole di questa giovane scrittrice, blogger, terapeuta e insegnante, è che le domande che pone sono sempre di più delle risposte che dà. Eppure queste sono molte, spesso spiazzanti, quasi sempre in controtendenza: il “segreto”, per così dire, sta forse nella formazione filosofica della Hargot, che non approccia il sesso quale quintessenza e fine della vita umana, bensì come orizzonte privilegiato in cui si manifesta il mistero della persona umana.
 
Thérèse Hargot è una giovane sessuologa belga (nata nel 1984) con una laurea in filosofia e un master in scienze sociali alla Sorbona. Sposata, con tre figli, Thérèse ama sfidare la vulgata corrente. È fermamente convinta che la rivoluzione sessuale abbia apportato una liberazione senza libertà sicché, in luogo di renderci più liberi, ci ha fatti transitare da una obbedienza all’altra. In particolare la cosiddetta «liberazione sessuale» ha asservito il corpo della donna.
È quanto espone nel suo libro 'Une jeunesse sexuellement libérée (ou presque)' [Una gioventù sessualmente liberata (o quasi)], arrivato a vendere 15 mila copie. Nel libro, uscito a febbraio in Francia (è in corso la traduzione italiana per Sonzogno), la Hargot si sofferma sull’influenza della liberazione sessuale sul nostro rapporto col sesso. È forte la sua critica al sesso tecnicizzato, igienizzato, ridotto alla combinazione meccanica dei corpi. Il paradosso, dice la sessuologa belga, è che la sessualità non è mai stata tanto «normata» come nel nostro tempo per via del combinato disposto tra il culto della performance (imposto dall’industria pornografica) e l’ansietà derivata da una morale igienista.
 
Fondamentalmente, confessa a «Le Figaro», è cambiato soltanto il nostro modo di relazionarsi alle cose del sesso: «Se la norma è cambiata, il nostro rapporto con la norma è lo stesso: restiamo all’interno di un rapporto di dovere. Siamo semplicemente passati dal dovere di procreare a quello di godere. Dal «non bisogna avere relazioni sessuali prima del matrimonio» al «bisogna avere relazioni sessuali il prima possibile». Una volta la norma era dettata da un’istituzione, principalmente religiosa, oggi è dettata dall’industria pornografica. La pornografia è il nuovo vettore normativo nel campo della vita sessuale».
 
La differenza è che la norma ora è stata interiorizzata, individualizzata. «Mentre un tempo le norme erano esteriori e esplicite, oggi sono interiorizzate e implicite. Non abbiamo più bisogno di una istituzione che ci dica quello che dobbiamo fare, l’abbiamo assimilato da soli. Non ci viene più detto esplicitamente quand’è che dobbiamo avere un figlio, ma tutte abbiamo compreso molto bene il «momento buono» per essere madri: soprattutto non troppo presto, e quando le condizioni finanziarie sono favorevoli. È quasi peggio: siccome ci crediamo liberati, non abbiamo più coscienza d’essere sottomessi a delle norme».
 
Ma quali sono le coordinate psicologiche disposte dalla nuova normatività sessuale? «La novità», risponde la Hargot, «sono le nozioni di performance e di successo, che si sono insediate al centro della sessualità. Questo tanto per il godimento quanto per il nostro rapporto con la maternità: bisogna essere una buona madre, crescere bene il proprio bebé, essere una coppia di successo. E chi dice performance e efficacia dice angoscia di non farcela. Questa angoscia crea della disfunzioni sessuali (perdita dell’erezione, ecc.). Abbiamo un rapporto molto angosciato con la sessualità, perché siamo costretti ad avere successo».
 
Questa nuova normatività nelle cose del sesso tocca tanto gli uomini quanto le donne, ma in maniera differente. Non si esce dagli stereotipi: «l’uomo dev’essere performante nel suo successo sessale, la donna nei canoni estetici».
 
La norma si trasmette sotto forma di discorso igienista, andato a sostituire la vecchia morale di un tempo. Si fomenta così una psicologia individuale straziata, oppressa dalla simultanea presenza del piacere e della paura. Il sesso è piacere, ma è anche un sesso pericoloso, che infetta e uccide, attenta alla vita fisica: «L’AIDS, le malattie veneree, le gravidanze indesiderate: siamo cresciuti, noi nipoti della rivoluzione sessuale, con l’idea che la sessualità fosse un pericolo. Ci dicono che siamo liberi e nello stesso tempo che siamo in pericolo. Ci parlano di «sesso sicuro» e di preservativo, abbiamo sostituito la morale con l’igiene. Cultura del rischio e illusione della libertà, questo è il cocktail liberale che ormai si è imposto anche nel campo della sessualità. Questo discorso igienista è molto ansiogeno. E inefficace: si trasmettono sempre numerose malattie veneree».

Come sessuologa, Thérèse lavora a stretto contatto con gli studenti liceali, in un’età della vita particolarmente esposta all’immaginario diffuso dall’industria pornografica. Negli adolescenti, osserva, «la cosa più significativa è l’influenza della pornografia sul loro modo di concepire la sessualità. Con lo sviluppo delle tecnologie e di internet, la pornografia viene resa estremamente accessibile e individualizzata. A partire dalla più giovane età, condiziona la loro curiosità sessuale: a 13 anni ci sono ragazzine che mi domandano cosa ne penso delle cose a tre. Più in generale, al di là dei siti pornografici, possiamo parlare di una «cultura porno» presente nei videoclip, nei reality, nella musica, nella pubblicità, ecc.».
 
Sulla psiche dei più piccoli poi l’impatto della pornografia è devastante: «Come può un fanciullo», si chiede la sessuologa belga, «accogliere queste immagini?». A questa età si è davvero «in grado di distinguere tra la realtà e le immagini?». La risposta è un no senza appello alla sessualizzazione precoce: «La pornografia sequestra l’immaginario del bambino senza lasciargli il tempo di sviluppare le proprie immagini, le proprie fantasie. Crea un grande senso di colpa per il fatto di sperimentare una eccitazione sessuale attraverso delle immagini e crea anche una dipendenza, perché l’immaginario non ha avuto il tempo di svilupparsi».

La sedicente «liberazione sessuale», si legge nel suo libro, sembra non ridursi ad altro che a questo: «Essere sessualmente liberi, nel ventunesimo secolo, vuol dire avere il diritto di fare del sesso orale a 14 anni».
Siamo in diritto di chiederci se una simile «liberazione» non si sia in realtà ritorta contro la donna. La Hargot ne è fermamente convinta: «La promessa 'il mio corpo mi appartiene' si è trasformata in 'il mio corpo è disponibile': disponibile per la pulsione sessuale maschile, che non è ostacolata in nulla. La contraccezione, l’aborto, il «controllo» della procreazione non pesano che sulla donna. La liberazione sessuale ha modificato solo il corpo della donna, non quello dell’uomo. Con la scusa di liberarla. Il femminismo egualitario che bracca i «macho» vuole imporre nello spazio pubblico un rispetto disincarnato della donna. Ma è nell’intimità, e specialmente nell’intimità sessuale, che si vanno a ristabilire i rapporti di violenza. Nella sfera pubblica si esibisce rispetto per le donne, in privato si guardano film porno dove le donne sono trattate come oggetti. Introducendo la guerra dei sessi, in cui le donne si sono messe in competizione diretta con gli uomini, il femminismo ha destabilizzato gli uomini, che ristabiliscono il dominio nell’intimità sessuale. Il successo della pornografia, che rappresenta spesso atti di violenza verso le donne, il successo del revenge-porn e di Cinquanta sfumatura di grigio sono lì a testimoniarlo».
 
Thérèse Hargot è fortemente critica anche della «morale del consenso», per la quale ogni atto sessuale va considerato un atto libero nella misura in cui è «voluto». Secondo un diffuso senso comune, oggi il consenso individuale è il solo criterio che permette di distinguere il bene dal male. Je consens, donc je suis, dice Michela Marzano: acconsento, dunque sono.
 
Questo nuovo «cogito» permissivo induce gli adulti ad abdicare alla loro funzione educativa e con la sua estensione indiscriminata mette in serio pericolo l’infanzia: «Coi nostri occhi di adulti, tendiamo talvolta a considerare in maniera tenera la liberazione sessuale dei più giovani, meravigliati dalla loro assenza di tabù. In realtà subiscono delle enormi pressioni, non sono affatto liberi. La morale del consenso in linea di principio è qualcosa di giustissimo: si tratta di dire che siamo liberi quando siamo d’accordo. Ma abbiamo esteso questo principio ai bambini domandando loro di comportarsi come degli adulti, capaci di dire sì o no. Ora, i bambini non sono capaci di dire no. Nella nostra società c’è la tendenza a dimenticare la nozione di maturità sessuale. È molto importante. Al di sotto di una certa età riteniamo che vi sia una immaturità affettiva che non rende capaci di dire «no». Non c’è consenso. Bisogna davvero proteggere l’infanzia».
 
Andando controcorrente, la giovane sessuologa arriva ad esaltare i metodi naturali, biasima il discorso femminista e la medicalizzazione del sesso indotta dalla pillola. Quest’ultima viene elevata a «emblema del femminismo, un emblema della causa delle donne». Ma della bontà di un simile feticcio, afferma tranchant, «c’è da dubitare, visti gli effetti sulla salute delle donne e sulla loro sessualità! Sono le donne che vanno a modificare il proprio corpo, e mai l’uomo. È una cosa completamente iniqua. È in questa prospettiva che mi interessano i metodi naturali, perché sono i soli a coinvolgere equamente l’uomo e la donna. Sono basati sulla conoscenza che le donne hanno del loro corpo, sulla fiducia che l’uomo deve avere nella donna, sul rispetto del ritmo e della realtà femminili. Lo trovo in effetti molto più femminista che non distribuire un medicinale a donne in perfetta salute! Facendo della contraccezione una faccenda unicamente femminile, abbiamo deresponsabilizzato l’uomo».

Non fa eccezione a questo quadro la pratica dell’utero in affitto, «perché sopprimere la madre sarebbe l’ultima tappa del dominio maschile», osserva la sessuologa-filosofa. Con la Gpa «un uomo può creare la vita senza una donna. Certo, ha ancora bisogno del «corpo femminile», ma non si tratta più di una donna, cioè di una persona umana che per principio non può essere utilizzata come un mezzo, quali che siano il fine e le modalità. Dopo il sesso con la prostituzione, le ovaie con la riproduzione artificiale, l’utero è l’ultimo bastione conquistato dalla volontà di disporre del corpo delle donne. La sottomissione delle donne a scopi commerciali o caritatevoli tocca il suo apogeo. Da madre diventa operaia, da donna diventa serva che risponde ai comandi e alle esigenze di coloro a cui appartiene il progetto di paternità».
 
Si tratta di un ritorno puro e semplice alla sottomissione precedente alle conquiste del femminismo? «In una certa maniera sì», replica la Hargot, ma è altrettanto vero che «senza il femminismo alla Simone de Beauvoir il ragionamento ideologico della «gestazione per altri» non sarebbe stato possibile». È stato questo femminismo ideologico a «fornire armi e strumenti propri a una logica liberale incontrollabile. Per arrivare qui c’è voluta la contestazione per separare il corpo dallo spirito, per denigrare le esperienze carnali a vantaggio dell’espressione onnipotente della volontà. Riducendo la riproduzione al suo carattere animale, negando l’esperienza umana e spirituale che essa porta in germe e a cui può addivenire, questa ha perduto il suo carattere sacro. Il corpo non è più che una cosa esteriore alla persona. Dopo essere stato frazionato, il corpo può ormai essere dato in prestito, può essere acquistato, affittato o venduto in parti di ricambio e secondo le esigenze di servizio. Le donne escono così dalla riproduzione per entrare in un rapporto di produzione, col rischio di vedere legittimato, generalizzato e istituzionalizzato lo sfruttamento del corpo. L’esito di questo femminismo che ha dimenticato l’essenziale si ritorce oggi in primo luogo contro le donne stesse: l’affascinante vittoria della volontà lascia intravedere un mondo disumanizzato in cui il valore della persona dipende solo dalla sua utilità».

Sulla questione dell’omosessualità, che oggi tormenta alquanto gli adolescenti, Thérèse ricorda quanto sia riduttivo identificare la persona con un orientamento sessuale: «“Essere omosessuale” è anzitutto una battaglia politica. In nome della difesa dei diritti sono state riunite sotto una stessa bandiera arcobaleno delle realtà diverse che non hanno niente a che vedere le une con le altre. Chiunque dica di “essere omosessuale” ha un vissuto differente, che si inscrive in una storia differente. È una questione di desideri, di fantasie, ma non è per niente una identità propriamente detta. Non bisogna porre la questione in termini di essere, ma in termini di avere. La questione ormai ossessiona gli adolescenti, costretti a scegliere la loro sessualità. La visibilità del «coming out» interroga molto gli adolescenti che si domandano «come si fa a sapere se uno è omosessuale, come sapere se lo sono?». L’omosessualità fa paura, perché i giovani si dicono «se lo sono, non potrò mai ritornare indietro». Definire le persone come «omosessuali» vuol dire generare dell’omofobia. La sessualità non è un’identità. La mia vita sessuale non determina chi sono».
 
Che fare dunque con i giovani? Bisogna aiutarli a svilupparsi sessualmente, magari coi soliti corsi di educazione sessuale? «Non bisogna insegnare agli adolescenti a svilupparsi sessualmente», replica ferma. Piuttosto «bisogna insegnare ai giovani a diventare uomini e donne, aiutarli a sviluppare la propria personalità. La sessualità è secondaria in rapporto alla personalità. Invece che parlare ai ragazzi di profilattici, di contraccezione e di aborto bisogna aiutarli a costruirsi, a sviluppare una stima di sé. Bisogna creare uomini e donne che possano essere capaci di entrare in una relazione reciproca. Non occorrono dei corsi di educazione sessuale, ma dei corsi di filosofia!».
 
Thérèse Hargot: non solo molto bella ma anche molto intelligente!

Thérèse Hargot, il blog ufficiale: http://theresehargot.com/

giovedì 28 luglio 2016

Politica tedesca: la fiera delle sciocchezze suicide


di Gianandrea Gaiani
 
La Germania è attaccata da un esercito di terroristi e “depressi” (come sembra che Berlino abbia ordinato di definire coloro che compiono aggressioni e omicidi multipli ignorandone la fede islamica), ma per rispondere a questa sfida valuta di arruolare rifugiati islamici nell’esercito e limitare la diffusione di armi legali tra gli onesti cittadini.
 
(...) Dopo i recenti attacchi omicidi e terroristici compiuti da giovani afghani, iraniani, e siriani, in Germania ci si interroga sulle leggi che consentono la detenzione di armi, con diversi esponenti di primissimo piano del governo che chiedono una stretta dell’accesso dei cittadini alle armi. A cominciare dal vice cancelliere Sigmar Gabriel secondo il quale bisognerebbe fare tutto il possibile per limitare al massimo la circolazione di armi da fuoco, la cui diffusione legale è in pieno boom dopo che l’afflusso di un milione di “rifugiati” e immigrati clandestini ha determinato negli ultimi due anni un incremento esponenziale dei crimini compiuti da queste persone, reati in molti casi legati alla loro appartenenza all’islam.
(...)I commando dell’Isis che colpirono a Parigi e Bruxelles utilizzarono kalashnikov provenienti dal mercato nero balcanico ed esplosivi fatti in casa, mentre il tedesco-iraniano Alì Soboly ha utilizzato nell’eccidio di Monaco una pistola Glock 17 calibro 9 millimetri, un’arma facilmente acquistabile legalmente con cifre comprese tra i 600 e i 900 euro. Il 18enne però non aveva il porto d'armi e la pistola (con il numero di matricola cancellato) era stata comprata sul “darkweb”, uno dei canali oggi più sicuri per acquisire armi, anche da guerra, ma del tutto al di fuori dai controlli dello Stato.
Del resto l’afghano sul treno aveva una mannaia, il siriano omicida di Reutlingen un machete e il kamikaze siriano di Ansbach ha usato probabilmente esplosivo fatto in casa mischiato a lamette metalliche per ferire 12 persone a un concerto.

La sconcertante serie di sciocchezze pronunciate da chi governa la Germania sembra però raggiungere una vetta quasi comica con le dichiarazioni del ministro degli Interni bavarese, Joachim Hermann, che circa il kamikaze siriano di Ansbach dice: "non sappiamo se abbia progettato il suicidio o se avesse intenzione di uccidere altri". Un suicida che non vuole fare del male a nessuno ma si toglie la vita con una bomba imbottita di lamette metalliche fatta esplodere a un concerto? Certo anche lui era forse depresso: aveva visto respinta due volte la sua domanda d’asilo e siccome in Siria c’è la guerra dovevano rimandarlo in Bulgaria anche se finora nessuno ha spiegato perché l’espulsione non era mai stata effettuata. Un dettaglio non da poco per i 12 feriti, colpiti gravemente da un uomo che lo Stato tedesco avrebbe dovuto espellere da tempo. 
(....)Alla fiera del ridicolo riservata ai politici tedeschi ha partecipato con entusiasmo anche il ministro della Difesa Ursula Von der Leyen annunciando che intende reclutare rifugiati nelle forze armate. In una intervista alla Frankfurter Allgemeine am Sonntag il ministro ha annunciato il varo di un "progetto pilota con un centinaio di rifugiati richiamati a svolgere compiti civili come costruzioni, genio, ingegneria, corpo sanitario e logistica. L'idea è che così quando potranno tornare, in Siria ad esempio, potranno aiutare la ricostruzione del Paese, ma anche contribuire all'addestramento delle forze armate locali".

La Von der Leyen aveva già reso nota l’intenzione di aprire il reclutamento nella Bundeswehr ai cittadini di altri Paesi Ue ma arruolare immigrati clandestini o rifugiati lascia sconcertati. Nessuno sente il bisogno di avere in Europa altri immigrati islamici in grado di usare armi da guerra ed esplosivi.


mercoledì 27 luglio 2016

Il sangue dell' Europa

 
Piangiamo per tutte le vittime che in Europa, ed anche nel resto del mondo, stanno versando il loro sangue a causa dell'odio islamico. A noi le lacrime e le preghiere al Signore affinché ci salvi da questa ondata di violenza e converta il cuore dei carnefici e degli assassini islamici ed anche di tutti i musulmani. A noi le lacrime, ai nostri politici la VERGOGNA per aver creduto di poterci rabbonire e rassicurare con gli slogan, le frasi di circostanza, i luoghi comuni, le banalità e le menzogne! Renzi e company sveglia!!!!! Renzi, non abbiamo bisogno delle sue parole da imbonitore incallito!
 
Tutti i politici europei credono di tranquillizzarci ripetendo, fino alla nausea, che gli assassini sono squilibrati, disadattati, emarginati, depressi, malati mentali, disperati, problematici, sociopatici. Chiamarli col proprio nome, no, eh? 
 
L'Europa non è un posto sicuro, il mondo non è un posto sicuro e noi cristiani non siamo al sicuro, fino a quando esisterà sulla terra un musulmano che crederà di avere il compito ed il diritto di doverci convertire al suo dio che gli ordina di essere violento e sanguinario per sottomettere gli infedeli alla sua legge di schiavitù.
 
  

martedì 26 luglio 2016

Un messaggio dalla Madonna



«Figli miei, le tenebre di satana stanno oscurando ormai tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla roccia che mio figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli».
(Messaggio della Madonna a Civitavecchia-1995)

Il 2 febbraio 1995, festa della Presentazione di Gesu' al Tempio e Purificazione di Maria, una piccola statua della Madonna comincio' a piangere sangue nel giardino di una famiglia, nella parrocchia di Sant'Agostino, a Civitavecchia (Roma).
L'immagine rappresenta la Regina della Pace e proviene da Medjugorje.
 
Dal 2 febbraio al 15 marzo la statuetta ha pianto quattordici volte in presenza di molte persone che hanno rilasciato la loro testimonianza giurata davanti alla Commissione Teologica istituita dal Vescovo.
L'ultima lacrimazione di sangue avvenne mentre la teneva tra le mani il Vescovo della diocesi, Mons. Girolamo Grillo, il quale supero' ogni dubbio, spianando la strada ad un riconoscimento ufficiale.
La statuetta fu esaminata scientificamente con risultati positivi.
Non c'erano trucchi o apparecchi nascosti all'interno e le lacrime erano di sangue umano.
Finalmente, dopo molte difficolta' estranee al fatto in se', il Vescovo ha collocato il 17 giugno l'immagine in una teca e l'ha esposta alla venerazione dei fedeli.
Da quel giorno e'cominciato un considerevole pellegrinaggio da tutte le parti del mondo e sono state rilasciate molte relazioni di grazie, accompagnate da ex voto, che attestano la materna intercessione di Colei che tutti chiamano la "Madonnina di Civitavecchia".
 

lunedì 25 luglio 2016

Le vacanze al mare di J.M. Janiaczyk

 
Jean Marc Janiaczyk è un pittore francese contemporaneo, paesaggista impressionista, (il sito ufficiale qui). Dotato di grande abilità realista, riesce tramite la tecnica ad olio a rappresentare la bellezza della Provenza in tutta la gamma dei suoi colori. La campagna, il mare, la lavanda, gli scorci, i paesaggi sono capolavori dalla luminosità e dai colori vibranti ed intensi, rappresentati nel periodo dell'anno in cui la natura, baciata dal sole e dalla luce  è un'esplosione di vitalità e di chiarore e dona il meglio di sé.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

mercoledì 20 luglio 2016

Le vacanze al mare di Volegov

 
 
Vladimir Volegov (il suo sito ufficiale Qui) è soprannominato il 'Mozart della pittura'. Un artista russo di talento che ha iniziato a dipingere a soli tre anni. Sul suo sito alla sezione Gallery si possono ammirare tutti i suoi dipinti dal 2005 ad oggi. Una carrellata di bellezza di stampo impressionista, dove la figura umana si fonde in armonia con una natura serena e pacificata.

 Qui un Volegov inedito che crea bambole! 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

martedì 19 luglio 2016

Che non succeda mai più

 
Non un Papa ma due? Uno attivo e l'altro contemplativo? La figura di quest'ultimo sta prendendo forma diversa? Come dobbiamo considerarlo dopo l'esplosivo intervento del 21 maggio scorso, alla Pontificia Università Gregoriana, dell'arcivescovo Georg Gänswein (prefetto della Casa pontificia e segretario di Ratzinger)che ha parlato di 'Ausnahmepontifikat'?
Una definizione enigmatica che si traduce in 'Pontificato d'eccezione' applicata da Gänswein a quello di Benedetto XVI proprio in virtù della sua rinuncia. Una novità assoluta di "due papi" contemporaneamente in essere, uno regnante e uno "emerito", il primo "attivo" e il secondo "contemplativo". Una definizione enigmatica come enigmatica e sui generis è la situazione che si è venuta a creare all'interno della Chiesa, nel Papato stesso, un cosiddetto 'stato d'eccezione', come lo spiega mons. Gänswein  nel momento in cui dice che dall’11 febbraio del 2013 "il ministero papale non è più quello di prima" sostenendo come Benedetto XVI, con la rinuncia, abbia "profondamente e durevolmente trasformato" tale ministero, trasformandolo de facto in un ministero condiviso, allargato. Forse  è per questo motivo che Benedetto XVI non ha rinunciato al suo nome e continua a vestire la talare bianca? E' per questo  motivo che l’appellativo corretto con il quale rivolgersi a lui è ancora “Santità”? E' per questo che non si è ritirato in un monastero ma continua a vivere all’interno del Vaticano?
 
A tal proposito è intervenuto con un articolo il cardinale Walter Brandmüller (uno dei sostenitori più risoluti del pontificato di Joseph Ratzinger)87 anni, tedesco, un'autorità in materia di storia del Cristianesimo.  Creato cardinale proprio da Papa Benedetto XVI è stato per molti anni professore ordinario di storia della Chiesa nell'università di Augsburg. In Vaticano ha presieduto dal 1998 al 2009 il pontificio comitato di scienze storiche. 
Il cardinale, che non ha accolto di buon grado la rinuncia al papato di Papa Benedetto XVI, è nello stesso tempo lontanissimo dal condividere la posizione dell'arcivescovo mons. Georg Gänswein.
 
Nel suo articolo si dice convinto che simili rinunce siano possibili, ma non tutte sono anche moralmente lecite, cioè orientate al bene comune della Chiesa:
"La rinuncia del papa è possibile (can. 332 § 2). Ciò non significa che sia senz’altro anche moralmente lecita. Per la liceità ci vogliono motivi oggettivi, istituzionali, orientati verso il "bonum commune Ecclesiae", non motivi personali. Come esempio di rinuncia si può addurre quella di Gregorio XII, fatta nel 1415 per mettere fine allo scisma. Pure Pio VII e Pio XII prepararono delle bolle di rinuncia per l’eventuale prigionia ad opera di Napoleone o di Hitler.

Conclude scrivendo:
"La rinuncia del papa è possibile e si è fatta. Ma è da sperare che non succeda mai più". (Card. Walter Brandmüller)

lunedì 18 luglio 2016

Imprudenze papali

Ecco un breve colloquio esplicativo tra il padre domenicano Giovanni Cavalcoli e Bruno Volpe apparso sulla rivista telematica 'La fede quotidiana' in merito all'intervista rilasciata da Papa Francesco durante il viaggio di ritorno dall'Armenia.
Prendendo atto delle parole del Sommo Pontefice, con le quali egli ha voluto «chiedere perdono» ai gay, annoverandoli tra «i poveri», così P. Cavalcoli ha chiosato:

Padre Cavalcoli, il Papa dice che la  Chiesa deve chiedere perdono anche ai gay, è d’accordo?

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No, non vedo perché. Il problema è complesso. Il Papa è il Vicario di Cristo sulla terra per i cattolici, progressisti e conservatori, va rispettato. Però, con altrettanta franchezza dico che sta perdendo colpi, ha delle uscite, come questa sui gay,  poco spiegabili, che turbano o per lo meno sconcertano.
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E allora?
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Penso che il Papa volesse dire un’altra cosa, ammonire dal rischio di una condotta anche verbale troppo dura e senza misericordia verso i gay e questo è giusto, qualche volta è accaduto. Però avrebbe dovuto e potuto associare a quella affermazione una seconda parte nella quale ricordava la gravità morale del peccato di sodomia, vale a dire completare il discorso. Penso che egli sia carente nella virtù della prudenza, spesso ambiguo nelle sue affermazioni che possono essere interpretate in vari modi, parla troppo e a braccio, un male specialmente per uno che non è padrone di  un‘altra lingua. In certi casi è rozzo.
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Perché imprudente?
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Perché quando parla lui è impegnativo, le sue dichiarazioni non appartengono all’uomo della strada o al parroco di campagna. A certi livelli è bene evitare la faciloneria, argomenti tanto delicati non si affrontano in cinque minuti di conferenza sull’aereo che non è Magistero e dunque è criticabile. Non vorrei essere nei panni del povero Padre Lombardi. Io ho lavorato nella Segreteria di Stato ed è una ricchezza stare a contatto col Papa. Le dico che Giovanni Paolo II faceva rivedere i discorsi, era umile e prudente. Bergoglio vuole fare tutto da solo, parla spesso a braccio fa e disfa come vuole e crea problemi, oltre alla difficoltà di interpretazione. Occorre  umiltà.
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E il successo mediatico?
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Anche qui  è complicato ed è un guaio per molti aspetti. Se gli atei, i comunisti e i massoni ti elogiano, mentre tanti cattolici, progressisti e non, hanno dubbi, qualche cosa non funziona, ma lui, Bergoglio, non se ne dà per inteso. Tanti cattolici  sono preoccupati, ci sta del disorientamento. E qui non esiste il paragone ardito che spesso egli fa di Gesù che mangiava coi peccatori, Gesù parlava chiaro e diceva sì quando è sì, no quando è no. Indubbiamente non possiamo togliere a questo Papa il buono che ha, specie nella pastorale sociale, e non condivido le accuse di eresia, però ci sono cose che non vanno e penso al linguaggio, alla imprudenza e alla faciloneria anche teologica in alcune circostanze. Non dovrebbe parlare a braccio e troppo, crea pasticci.
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Sodomia è peccato?
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Lo è. San Paolo  è chiaro. È un peccato mortale, roba da Catechismo  e chi è in peccato mortale se muore senza pentimento,  va all’ Inferno, è bene che anche preti e vescovi se lo mettano in testa e noi sacerdoti dobbiamo dirlo costi quel che costi.
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Lutero fu davvero medicina per la Chiesa cattolica?
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Anche qui vale lo steso discorso. Poteva risparmiarsela, lo dico con filiale devozione e affetto.
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Chiede scusa ai gay?
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 Perché mai?
 
 
 
(isoladipatmos)

lunedì 11 luglio 2016

Il cuore dell' Europa

 
 
Ecco dov'è il vero cuore dell'Europa.
Ecco dove è nata l'anima dell'Europa.
La vera Europa.
Buona festa di San Benedetto, co-patrono d'Europa.
Buona Europa a tutti!
 

venerdì 1 luglio 2016

Operazione 'Tempesta del Cielo'


Qualche tempo fa il cardinale Raymond Leo Burke ha lanciato tra i cattolici statunitensi una bella iniziativa la 'Operation Storm Heaven', una campagna nazionale del Santo Rosario (per aderire e saperne di più clicca QUI) organizzata dalla 'Catholic Action for Faith and Family' (il sito QUI) che si propone di riunire un milione di cattolici americani (estesa anche ai fedeli cattolici di tutto il mondo) per pregare il Santo Rosario il primo giorno di ogni mese, per tutto l’anno. Le intenzioni specifiche indicate dalla campagna, sotto la guida del cardinale Burke, sono unite a quelli personali di tutti i membri. Il primo giorno di ogni mese il cardinal Burke si unirà ai membri della campagna, celebrando una Santa Messa e pregando un rosario per le intenzioni dei partecipanti all’iniziativa.
 
Si prega: (in basso la traduzione in italiano)
  1. For Holy Mother Church: that Our Lord guide the Pope, the bishops and all members of the clergy to be holy in all things, faithful shepherds, beacons of Truth, and defenders of Good;
  2. May all confusion be dispelled from the hearts and minds of all people and may the Light of Truth shine in them;
  3. For our families and the family institution that is being so attacked in our world;
  4. For the conversion of all sinners to the True Faith;
  5. For the salvation of my soul, the souls of my loved ones, and the souls of all;
  6. For the sanctification of each and every Catholic, especially for my personal sanctification. May I live holy every moment of every day of my life. May I be a true follower of Jesus Christ in all things;
  7. To make each and every one of us a faithful soldier of Christ in the struggle against the world, the flesh and the devil;
  8. To obtain the graces necessary to stop abortion, stop the onslaught of the homosexual revolution, to overturn legalized same-sex marriage, to stop the spread of physician-assisted suicide and euthanasia, and to stop the culture of death in all its forms and establish the Culture of Life in all souls, in all minds and in all hearts;
  9. For our beloved Nation and for every nation on earth;
  10. For all the personal intentions that have been submitted to Operation Storm Heaven
TRADUZIONE IN ITALIANO
  1. Per la Santa Madre Chiesa, che il Signore guidi il Papa i vescovi e tutti i membri del clero ad essere santi in tutte le cose, pastori fedeli, fari della fede e difensori di Dio; 
  2. Per allontanare la confusione dai cuori e dalle menti di tutti affinché vi possa splendere la luce della fede;
  3. Per le nostre famiglie e per l'istituto della famiglia così tanto sotto attacco nel nostro mondo;
  4. Per la conversione di tutti i peccatori alla vera fede;
  5. Per la salvezza dell'anima  mia, di quella dei miei cari e di quella di tutti;
  6. Per la santificazione di ciascuno e di tutti i cattolici, in particolar modo per la mia personale santificazione; affinché possa vivere in santità ogni momento ed ogni giorno della mia vita; affinché io sia un fedele seguace di Gesù Cristo in tutte le cose;
  7.  Affinché ciascuno e tutti possiamo diventare fedeli soldati di Cristo nella lotta contro il mondo, la carne ed il demonio;
  8. Per ottenere le grazie necessarie per fermare l'aborto e l'attacco della rivoluzione omosessuale,  per ribaltare la legalizzazione del 'matrimonio' omo-sex, per fermare la diffusione del suicidio assistito e l'eutanasia, per fermare la 'cultura della morte' in tutte le sue forme e ristabilire la 'cultura della vita' in tutte le anime, in tutte le menti e in tutti i cuori;
  9. Per la nostra amata Nazione e per tutte le Nazioni della terra;
  10. Per tutte le intenzioni personali di coloro che partecipano all'Operazione Tempesta del Cielo.